giovedì 1 luglio 2010

Jung Chang, Cigni selvatici. Tre figlie della Cina

La storia vera di "tre figlie della Cina" (l'autrice, sua madre, sua nonna) le cui vite e le cui sorti rispecchiano un secolo di storia cinese, un tempo di rivoluzioni, di tragedie e di speranze: dall'epoca dei "signori della guerra" all'occupazione giapponese e poi russa, dalla guerra civile tra i comunisti e il Kuomintang alla lunga Marcia di Mao e alla Rivoluzione Culturale. Allevata come una "Guardia rossa", Jung Chang raccoglierà infine l'eredità di dolore e di speranza di sua nonna e di sua madre, opponendosi al regime, che le deporterà i genitori in un campo di rieducazione e la esilierà ai piedi dell'Himalaya, fino all'insperata occasione di espatrio, nel 1978, verso l'Inghilterra.

Editore: TEA
Anno: 2010
Prezzo: 12,00 €
Pagine: 667


Postato il 1 luglio 2010

martedì 29 giugno 2010

Italo Calvino, Il visconte dimezzato

È la storia di un visconte che partecipa, assieme allo scudiero Curzio, a una guerra di religione alla fine del Seicento in Boemia. Il protagonista viene tagliato in due parti speculari da una palla di cannone.
Prende il via così la vita parallela delle due metà di Medardo. Inizialmente ritorna al paese solo il lato maligno, capace di terribili atrocità: provoca la morte del padre, tenta di uccidere il nipote, condanna a morte decine di uomini solo per aumentare il numero dei fuochi fatui al cimitero. Il Medardo “cattivo” però rivela anche inaspettate doti di umorismo e di realismo, quasi Calvino volesse giustificare in qualche modo i suoi comportamenti.
Successivamente fa ritorno al paese natio anche l’altra metà del visconte che si comporta in modo totalmente opposto: gentile, altruista, buono, o meglio “buonista”, caratteristiche che però vengono esasperate fino alla nausea.
I "due" protagonisti si innamorano della stessa donna, la pastorella Pamela e, dopo varie vicissitudini, giungono a un duello che finirà con una ferita contemporanea proprio nel punto della precedente "divisione". Il dottore riuscirà a ricongiungere le due metà e a ripristinare il quieto vivere.

Nel corso del romanzo è piacevole notare che quasi tutti i personaggi esprimono una certa ambiguità di fondo, sono incompleti, strani, ma sinceri: il codardo e inetto dottor Trelawney, genio del tressette, i lebbrosi di Pratofungo, poveri, moribondi, ma capaci di continui festeggiamenti che spesso sfociano in vere e proprie orge, mastro Pietrochiodo, uomo onesto e benevolo inventore però di crudeli strumenti di tortura e morte.

A Calvino, infatti, interessava primariamente «il problema dell’uomo contemporaneo (dell’intellettuale, per essere più precisi) dimezzato, cioè incompleto, “alienato”»; e proprio a tal fine, ha dimezzato il suo personaggio «secondo la linea di frattura tra “bene-male”», perché ciò gli «permetteva una maggiore evidenza di immagini contrapposte, e si legava ad una tradizione letteraria già classica (per es. Stevenson)». D’altra parte — sottolinea lo stesso scrittore — «i miei ammicchi moralistici… erano indirizzati non tanto al visconte quanto ai personaggi di cornice, che sono le vere esemplificazioni del mio assunto: i lebbrosi (cioè gli artisti decadenti), il dottore e il carpentiere (la scienza e la tecnica staccate dall’umanità), quegli ugonotti, visti un po’ con simpatia e un po’ con ironia (che sono un po’ una mia allegoria autobiografico-familiare, una specie di epopea genealogica della mia famiglia) e anche un’immagine di tutta la linea del moralismo idealista della borghesia».
E così, questo continuo parallelo tra comportamenti e caratteristiche contrapposte rafforza ancora di più il messaggio dell’autore che non condanna e, simultaneamente, non giustifica a priori nessun accadimento e nessuna azione. Rende volutamente confusi i confini tra bene e male, dimostra che in ogni azione sono le sfumature, le ragioni, i comportamenti a determinare il senso dell’azione stessa e che, non sempre, le regole predeterminate devono considerarsi assolute e definitive. Ci dice che nessuno è perfetto, antico detto, forse troppo poco considerato, che tutti hanno le proprie “miserie” e “squallori”, debolezze però non necessariamente correlate alle inclinazioni personali.

Altra caratteristica saliente dell’opera è la leggerezza che vi si respira, sia riguardo al linguaggio, semplice e scorrevole, sia relativamente al costante accento ironico che impedisce a Calvino di essere macabro di fronte alle crude nefandezze del Medardo maligno o lacrimevole e retorico raccontando della zuccherosa e lagnosa metà “buona”.

L’autore, aiutato dal contesto fantastico, stupisce anche per l’estrema attualità degli argomenti: durante la lettura, tra le fessure di humour e spirito, affiorano spontanei interrogativi morali, riflessioni e domande probabilmente vecchie come il mondo, ma egualmente importanti per ognuno nell’ambito del proprio microcosmo. Al tempo stesso, la sua simpatia e la sua fantasia non vengono mai meno, bensì si esprimono anche in piccole sottigliezze, quali la scelta di nomi come Pratofungo per il villaggio dei lebbrosi o Pietrochiodo per il mastro del paese.

D’altronde, per Calvino, come per Bertolt Brecht, è proprio il divertimento la prima funzione sociale di un’opera letteraria o teatrale. E, fermamente convinto che il divertimento sia una cosa seria, a uno studente che lo interroga sul suo libro, Calvino risponde così: «Quando ho cominciato a scrivere Il visconte dimezzato, volevo soprattutto scrivere una storia divertente per divertire me stesso, e possibilmente anche gli altri; avevo questa immagine di un uomo tagliato in due ed ho pensato che questo tema dell’uomo tagliato in due, dell’uomo dimezzato fosse un tema significativo, avesse un significato contemporaneo: tutti ci sentiamo in qualche modo incompleti, tutti realizziamo una parte di noi stessi e non l’altra».

D’altra parte, «è chiaro che — dice con la solita razionale ironia l’io-narrante de Il visconte dimezzato — non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo».

Editore: Mondadori
Anno: 1993
Prezzo: 8,50 €
Pagine: 100



Inizio lettura: 29 giugno 2010

lunedì 28 giugno 2010

Robert Hugh Benson, Il padrone del mondo

Robert Hugh Benson, con Il padrone del mondo (1907), ci porta in una realtà nella quale l’uomo ha raggiunto gli estremi confini del progresso materiale e intellettuale, dove tutto è meccanizzato e programmato per un unico grande progetto: il trionfo dell’Umanitarismo. L’eliminazione della guerra, l’abolizione dei rumori, la legalizzazione dell’eutanasia, l’adozione di cibi artificiali, l’uso dell’esperanto sono solo alcune tra le caratteristiche che fanno da naturale corollario al nuovo tipo di convivenza civile.
In questo paesaggio si muovono, con estrema ponderatezza, i personaggi di Benson, ricchi di umanità e descritti in modo sapiente: Oliviero Brand, il politico, teorico del nuovo sistema che vede l’uomo unico dio e signore delle cose; Mabel, la deliziosa compagna di Oliviero, che sceglie la dolce morte offerta dalle case dell’eutanasia e che, nel momento estremo, quando l’ultimo soffio di vita fugge dal suo corpo provato dal lungo conflitto esistenziale, vede, capisce e prova, netta la sensazione del misterioso Altro. Giuliano Felsemburgh, l’uomo che costituisce la sintesi più sconcertante dei sentimenti e delle aspirazioni che l’Umanitarismo suscita, l’uomo che contende a Dio il dominio del mondo; Percy Franklin, un prete, combattuto internamente dall’intensa lotta in cui la fede vacilla per poi riconfermarsi più viva e vera.

Editore: Jaca Book
Anno: 2008
Prezzo: 15,00 €
Pagine: 334


Postato il 28 giugno 2010

Joseph Nicolosi. Identità di genere. Manuale di orientamento

Il volume intitolato Identità di genere. Manuale di orientamento presenta per la prima volta la tecnica terapeutica che il dottor Joseph Nicolosi applica con i suoi pazienti che soffrono a causa di una omosessualità indesiderata.
La prima cosa che emerge in modo evidente è che la "terapia riparativa" di Nicolosi non ha nulla di coercitivo né di impositivo, ma al contrario è basata su un ascolto aperto ed empatico. Non è nemmeno basata sul controllo dei pensieri omosessuali, anzi: di omosessualità non si parla mai, visto che è considerata semplicemente una conseguenza di un senso di inferiorità nei confronti del mondo maschile. Ed è proprio di questo che si occupa la cosiddetta "terapia riparativa": del senso di inferiorità dei pazienti. Ci si potrebbe chiedere: ma solo il modello di Nicolosi è in grado di aiutare chi ha una bassa autostima? Assolutamente no. Ed è proprio questa la particolarità di Nicolosi: considerare l'omosessualità indesiderata come se fosse un disturbo come un altro, che può capitare a tutti, niente di tragico, insomma: né totem, né tabù. Un paio di parole sul termine "riparativo" riferito alla terapia di Nicolosi: sicuramente, dal punto di vista del marketing, chiamare "riparativa" questa terapia non è stata una gran trovata. Gli omosessualisti ci si sono buttati a pesce, strillando: "Vedete? Nicolosi vuole riparare gli omosessuali!". Ciò che si guardano bene dal dire è che il termine "riparativo" è un termine tecnico psicanalitico, utilizzato per l'omosessualità sin dagli anni cinquanta del secolo scorso. Già, perché in realtà è l'omosessualità ad avere una funzione "riparativa", non la terapia. Ma tutto diventa chiaro leggendo il libro.

 

PRESENTAZIONE

Roberto Marchesini e Giancarlo Ricci
Esposta nelle pagine di questo libro, eccola dunque, la famosa terapia riparativa di Joseph Nicolosi. Sin da una prima lettura del testo emergono con evidenza alcune caratteristiche che vale la pena di rimarcare.
Innanzitutto, la terapia riparativa non ha nulla di coercitivo. Del resto, qualunque professionista della salute mentale sa che non è possibile alcun trattamento psicologico coatto. Spesso si dimentica che prima di qualsiasi approccio terapeutico c’è una domanda, ossia una richiesta che sorge da un disagio, in definitiva un desiderio soggettivo di miglioramento, di trasformazione o di progettualità.
Il focus del lavoro clinico dell’autore non è puntato sull’attrazione omosessuale, ha come obiettivo primario il miglioramento dell’autostima, della capacità di relazione e dell’identità di genere del paziente attraverso un approfondito lavoro sulle difese, sulle emozioni e sui sentimenti. L’autore non presenta interventi direttivi o suggestivi, e non si troverà traccia nel libro di elementi morali o religiosi. L’atteggiamento del terapeuta è tutt’altro che giudicante e inquisitorio, e viene delineato chiaramente come accettante e attivamente connesso emotivamente con il paziente, in tutta la sua dignità.
Nicolosi da sempre ha onestamente dichiarato che la terapia ripartiva non è indicata per tutte le forme di omosessualità. In sintesi vi sono diverse forme di omosessualità:1 talune abbondantemente praticate e agite, come si usa dire, altre che hanno un carattere occasionale o sporadico, alcune in cui prevale l’aspetto immaginario e fantasmatico. Infine talune forme di disagio, spesso nei giovani e nei giovanissimi, si riassumono nel timore di "essere omosessuali". Non indifferente, in definitiva, è la valutazione dell’età evolutiva con l’avvicendarsi, per il soggetto, di tappe e identificazioni strutturanti che si consolidano mediante esiti particolari.
Accennare a questa complessità dove è in gioco il singolo individuo ci permette di evidenziare come il livello clinico, spesso complesso e delicato, non corrisponde affatto al piano sociologico dove quasi sempre (grazie all’ideologia gay) si parla di "omosessuali" come una classe coerente e univoca di individui che pratica un particolare orientamento sessuale. E che su questi rivendica diritti e riconoscimenti. Anche il termine onnicomprensivo di omofobia, spesso meccanicamente deterministico, pare essere diventato una sorta di parola magica che vorrebbe spiegare e giustificare l’atteggiamento omosessuale: dagli ambiti pubblici, come quelli sociali, politici e storici, a quelli più privati e intimi che si riferiscono all’ambito familiare, relazionale e intrapsichico.
Qualche parola intorno alla terapia riparativa. "Questo tipo di terapia — affermava Nicolosi in un suo predente lavoro — non si pone l’obiettivo di cancellare tutti gli impulsi omosessuali, bensì di migliorare la capacità di mettersi in relazione con gli altri uomini e di rafforzare il processo di identificazione maschile".2 Il cosiddetto "approccio riparativo" nella cura dell’omosessualità maschile è basato essenzialmente sulla teoria delle relazioni oggettuali, sull’analisi delle dinamiche e delle strutture familiari, sul recupero della relazione con la figura paterna. In altro suo testo Nicolosi notava che "ogni psicoterapia che tenti di sottoporre a trattamento l’omosessualità rischia di suscitare scetticismo". Tale scetticismo in effetti sembra crescere all’ombra di una confusione terminologica: la cura non coincide con la guarigione, e guarire non significa magicamente o per forza ripristinare l’eterosessualità.
I fondamenti teorici della terapia riparativa di Nicolosi partono dai lavori di Sigmund e Anna Freud, di Melanie Klein, Donald Winnicott, John Bowlby, David H. Malan e molti altri. Importa rilevare che il modello terapeutico cui fa riferimento Nicolosi non è specifico per il trattamento dell’orientamento sessuale egodistonico, ma è conosciuto universalmente come IS-DTP (Intensive Short-Term Dynamic Psychoterapy, terapia intensive dinamica breve), sviluppata negli anni ’60 del secolo scorso dal professore Habib Davanloo4 e ampliato da Patricia Coughlin Della Selva e Diana Fosha, 5 terapia che tuttora viene insegnata e praticata da psicologi e psicoterapeuti in ogni parte del mondo. Tra l’altro, recentemente, il dottor Nicolosi ha affiancato all’IS-DTP l’uso dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) nel trattamento di alcuni nodi traumatici particolari.
Nulla di bizzarro o esoterico, dunque; semplicemente l’applicazione di tecniche affermate e diffuse a pazienti con problemi di autostima causati da una identità di genere problematica o fragile.
Qualche parola sulla scelta di Nicolosi di chiamare "riparativo" il modello terapeutico proposto. C’è infatti chi, nel tentativo di screditare il clinico statunitense, induce a credere che il termine "riparativo" vada riferito all’omosessualità, o addirittura alla persona con tendenze omosessuali.
Eppure né in Nicolosi né in altri autori o scuole che si rifanno alla terapia riparativa troviamo mai la ridicola idea di "riparare gli omosessuali" o di costringerli a "ritornare eterosessuali".
Pur di screditare forse l’unico approccio terapeutico che vuole costituire un’alternativa alla modalità affermativa dell’omosessualità (GAT), si finge di ignorare che il termine "riparativo" è un termine tecnico psicoanalitico che si riferisce alla teoria del meccanismo della riparazione, nozione che appartiene a pieno titolo al lessico e alla letteratura psicanalitica.
Il concetto di riparazione è fondamentale in psicologia clinica, particolarmente nella psicoanalisi: risale infatti a Melanie Klein, pur essendo presente in maniera implicita anche nei lavori di Anna Freud. Il concetto kleiniano di riparazione, che verrà poi ripreso e sviluppato da Donald Winnicott, consiste nella separazione degli "oggetti buoni" da quelli "cattivi" e nello sforzo di recuperare la bontà dei secondi "riparando" ai danni da essi inferti alla strutturazione dell’Io.
Se Nicolosi chiama la terapia da lui proposta "terapia riparativa" è per evidenziare, sulla scorta di Elizabeth Moberly, il significato "riparativo" dell’omosessualità. Semplificando, l’omosessualità sarebbe un tentativo, più o meno riuscito, di ristabilire una connessione con il mondo maschile da parte di una persona che se ne sente esclusa. Prima di lui sono parecchi e autorevoli i clinici che hanno accostato i meccanismi riparativi kleiniani all’omosessualità. Sandor Rado teorizza, infatti, un’"omosessualità ripartiva »; Mayerson e Lief parlano esplicitamente di "terapia di riparazione e terapia ricostruttiva (analisi)" riferendosi a pazienti con tendenze omosessuali.
Irving Bieber è ancora più esplicito quando afferma che "l’attrazione dell’omosessuale verso le qualità maschili può rappresentare, almeno in parte, un tentativo riparativo e di auto-protezione teso ad allacciare un rapporto con un maschio forte che sia capace di difenderlo contro il potere della madre — a differenza del padre che non lo faceva".
Non possiamo qui dilungarci oltre sulle basi teoriche e cliniche della terapia riparativa. Ciò che Nicolosi propone consiste, in buona sostanza, nell’ascolto empatico e nell’utilizzo di tecniche diffuse e consolidate con persone che vivono un orientamento sessuale indesiderato.
I suoi detrattori ricorrono spesso a banalizzazioni o evocano luoghi comuni.
Le battute beffarde di coloro che, per partito preso, discreditano la terapia riparativa dicendo che pretende di "riparare" gli omosessuali sono lontani da una dimensione teorica e clinica. Sono critiche che provengono dall’ideologia gay, e in particolare da quell’ideologia di genere che propugna, in nome di un adeguamento al modernismo, l’uguaglianza e quindi l’indifferenziazione tra i sessi, che fa coincidere il sesso con il genere, cancellando quel complesso percorso psichico che struttura le identificazioni e le idealizzazioni attraverso le quali un soggetto assume una propria identità sessuale.
Le implicazioni dell’ideologia di genere sono ampie, coinvolgono aspetti sociali, giuridici, istituzionali, etici, morali. Lo scientismo ha aperto le porte, soprattutto negli Stati Uniti, agli "studi sul genere". Ma pochi si sono accorti di quanto l’ideologia di genere sia un prodotto dello scientismo, risulti funzionale all’uso incondizionato delle biotecnologie, fino a sostenere tacitamente la fantasia onnipotente secondo cui "tutto è possibile".
Il mondo scientifico sembra aver dimenticato il suo compito fondamentale — descrivere
la realtà — ed aver assunto un compito prettamente ideologico: piegare la realtà ai propri desideri; tutto ciò che contrasta questi desideri viene censurato, stigmatizzato, vietato.12 La scienza tollera malamente le imposizioni ideologiche, la censura, i tabù; essa vive e si nutre di continua ricerca, approfondimento; anche — forse soprattutto — quando si tratta di mettere in dubbio assiomi della mentalità dominante.
L’origine di questo contesto poco rassicurante può essere facilmente rintracciata nell’ideologia del "politicamente corretto", definita causticamente da Robert Hughes "La cultura del piagnisteo";13 quella cultura, cioè, che riconosce come fondamento del diritto non la realtà, ma il desiderio, e considera una prevaricazione la mancata realizzazione del desiderio.
Quello che tuttavia è caratteristico del "politicamente corretto" è la tendenza a combattere i divieti con i divieti, le persecuzioni con le persecuzioni, le discriminazioni con le discriminazioni, fino ad instaurare la cosiddetta «dittatura del relativismo". La psicologia non sembra immune da questo pericolo. Due eminenti psichiatri, Rogers Wright e Nicholas Cummings (quest’ultimo, addirittura, presidente emerito dell’American Psychiatric Association), hanno dedicato a questo tema un approfondito saggio14 che documenta come, in merito a diversi argomenti, tra i quali l’omosessualità, la psichiatria abbia abbandonato la scienza per l’ideologia politicamente corretta, con l’ovvia conseguente perdita di credibilità.
Speriamo che questo libro aiuti a dissipare i tabù che circondano l’omosessualità e, cosa ben più importante, contribuisca ad alleviare le sofferenze di coloro che provano un’attrazione omosessuale indesiderata.

Editore: SugarCo
Anno: 2010
Prezzo: 25,00 €
Pagine: 448


Postato il 28 giugno 2010

Robert H. Benson, L'alba di tutto

Siamo nel 1911. Benson, che col suo Il Padrone del mondo aveva inorridito i lettori con la profezia di un mondo completamente scristianizzato (oggi rivelatasi per molti aspetti spaventosamente reale), si diverte ora ad immaginare lo scenario opposto: che succede se vincono i nostri? L'avvento del Regno di Dio sulla Terra si va a delineare sullo sfondo di un'Europa futuribile e sorprendente, che l'autore dipinge con geniali intuizioni tecnologiche (i collegamenti satellitari, il pc, la guerra aerea) e profetiche (le due Guerre Mondiali, il pericolo del Nazionalismo tedesco, l'esperimento del Socialismo Reale e il suo fallimento...). Attraverso gli occhi sconcertati del protagonista, in tutto e per tutto un uomo dei nostri tempi, il lettore imparerà ad orientarsi in un mondo nuovo, dove Fede e Scienza non sono in contrasto, il concetto di democrazia è superato, e il latino è parlato comunemente in ogni nazione.
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Per gentile concessione della traduttrice, riproduciamo qui sotto un breve estratto del libro.


“Ricorderete che prima della Riforma, e per molto tempo dopo nei Paesi cattolici, non c’era stato sociale, perché gli Istituti Religiosi si prendevano cura di malati e bisognosi. Ebbene, quando gli Istituti Religiosi vennero distrutti in Inghilterra, lo Stato dovette fare il loro lavoro. Non poterono semplicemente far fuori i mendicanti, come cercò di fare Elisabetta. Poi avvenne l’inevitabile, e cominciò ad essere un segno di disgrazia essere aiutati dallo Stato in un ospizio: la gente spesso preferiva morir di fame. Successivamente, all’inizio del ventesimo secolo, un pio tentativo fu fatto, con le Pensioni d’Anzianità e il George's State Insurance Act, per porre rimedio a questo e per aiutare i poveri in un modo che non offendesse la loro dignità. Naturalmente anche questi fallirono. E’ incredibile che gli statisti non capissero che doveva andare così. Anche le pensioni d’anzianità, e l’Assicurazione di Stato (quando fu socialmente smaltita), cominciarono ad essere considerati segni di disgrazia – per la semplice ragione che non è il ricevere il danaro che offende, ma il motivo per cui il denaro viene dato e la posizione del donatore. Lo Stato può solo dare per ragioni economiche, per quanto coscienziosi e individualmente caritatevoli siano i governanti; mentre la Chiesa dà per Amor di Dio, e l’Amore di Dio non ha mai distrutto l’autostima di nessuno. Bene, conoscete la fine. La Chiesa si fece avanti e, a certe condizioni, si offrì per sollevare lo Stato dall’intero carico. Ne seguirono due risultati – primo, svanirono tutte le lamentele; e secondo, l’intera popolazione povera d’Inghilterra nell’arco di dieci anni fu di simpatie cattoliche. E tutto questo è solo un ritorno ai tempi del Medio Evo – un ritorno reso assolutamente necessario dal fallimento di ogni tentativo di sostituire metodi umani a quelli Divini.

“Ora date uno sguardo a questo in tutto un altro modo – intendo la situazione generale.

“Il Socialista vide chiaramente i diritti della Società; l’Anarchico vide i diritti dell’Individuo. Come dunque sarebbero stati riconciliati questi? La Chiesa s’inserì in quel punto cruciale e rispose, Attraverso la Famiglia – domestica o religiosa. Perché nella Famiglia trovate riconosciute entrambe le aspirazioni: c’è autorità ma anche libertà. Perché l’unione della Famiglia sta nell’Amore; e L’Amore è l’unica riconciliazione tra autorità e libertà.

“Ora, così come l’ho presentato – come ora lo vediamo tutti – l’argomento è quanto di più semplice. Ma ci volle molto tempo perché venisse riconosciuto; e ci vollero gli atroci eventi dei primi vent’anni del secolo, e il discreditarsi dell’assurdo tentativo socialista di predicare la Legge dell’Amore con metodi di Forza, perché la civiltà tutta vedesse qual era il punto. Ma tutto ciò stava cominciando a plasmare l’opinione popolare già nel 1910.

“Svoltate ora su un piano completamente differente. Volgetevi all’Arte. Anche questa riportò gli uomini alla Chiesa.”

(L’atteggiamento di Mr. Manners si stava facendo ora meno professionale e più vivido. Spostò rapidamente lo sguardo da una faccia all’altra con aria di netto trionfo; le sue lunghe mani sottili si agitavano in un gesto lieve di tanto in tanto.)

“L’Arte, voi ricordate, alla fine dell’epoca Vittoriana aveva cercato di divenire realistica – aveva cercato, cioè, l’assurdamente impossibile; e la fotografia smascherò l’assurdità, Perché nessuno può essere veramente realistico, dato che è letteralmente impossibile dipingere o descrivere tutto quel che l’occhio vede. Quando la fotografia si diffuse, questo cominciò ad essere compreso; dato che ben presto si vide che l’unico fotografo in grado di avanzare una pretesa di lavoro artistico era l’uomo che selezionava e alterava e metteva in posa – in altre parole, sistemava il suo soggetto, in forma più o meno simbolica. Poi la gente cominciò a vedere di nuovo che il Simbolismo era lo spirito sottostante all’Arte – cosa che sapevano perfettamente, è ovvio, nei tempi medievali: che l’Arte consisteva nell’andare sotto alle superfici materiali che riflettevano la luce, o agli eventi materiali che capitavano, rispettivamente nella pittura e nella letteratura, e, attraverso un processo di selezione, nell’interpretare simbolicamente (non rappresentare fotograficamente) le Idee sotto le Cose – la Sostanza sotto gli Accidenti – il Pensiero sotto l’Espressione – (chiamatelo come volete). Zola in letteratura, Strauss nella musica, la scuola francese in pittura – questi ridussero il Realismo ad absurdum. Conseguentemente, ancora una volta si scoprì che la Chiesa Cattolica, in questo come in ogni altra cosa, aveva posseduto il segreto tutto il tempo. La Reazione Simbolica allora cominciò, e tutta la nostra musica, tutta la nostra pittura, e tutta la nostra letteratura oggi sono onestamente e dichiaratamente Simboliche – cioè, Cattoliche. E anche questo, vedete, insegnava la stessa lezione della Psicologia, che sotto ai fenomeni c’era una Forza che trascendeva i fenomeni; e che la Chiesa aveva trattato con questa Forza, sapendoLa personale, per tutta la sua storia.

"Ci furono, naturalmente, innumerevoli altre linee di avanzata, praticamente in ogni scienza, e tutte puntarono nella stessa direzione, e trovarono, per così dire, da tutti gli angoli la fine del tunnel che la Chiesa aveva scavato attraverso tutte le stupidaggini e ignoranze ammonticchiate dagli uomini. La psicologia scavò, e ben presto udì le voci degli esorcisti e gli echi di Lourdes nel buio. Le religioni umane scavarono - l'Induismo con la sua idea di una Divina Incarnazione, il Buddismo con la sua grossolana comprensione dell'Eterna Pace di una Visione Beatifica, la Religione dei Nativi Americani con le sue congetture sul Sacramentalismo, la Religione Primitiva con la sua caricatura di un Sacrificio di Sangue; tutte da punti diversi; e subito udirono attraverso il frastuono il dogma storico dell'Incarnazione di Cristo, il dogma della Vita Eterna, il Sistema Sacramentale e il Sacrificio della Croce - tutti proclamati in un Credo coerente e perfettamente filosofico. Gli ideali di Riforma Sociale affrontarono le stesse esperienze. Il Socialista col suo sogno di una Società Divina, l'Anarchico col suo appassionato incubo di una completa libertà individuale, entrambi s’imbatterono insieme, nel fondo della più buia oscurità, nella grande sagoma di una Famiglia Divina che era un fatto e non una remota ambizione - una Famiglia che nell'Eden cadde, e divenne uno Stato competitivo; una Sacra Famiglia che redense Nazareth e il mondo intero; una Famiglia Cattolica in cui non c'era giudeo né greco, né padroni contro uomini - in cui la dottrina della Vocazione assicurò i diritti e le dignità della Società da una parte e l'Individuo dall'altra. Infine l'Arte, vagando avanti e indietro per i dedali del Realismo, vide la luce avanti a sé, e trovò nell'Arte Cattolica e nel Simbolismo il segreto della sua vita.

"Questo, dunque, fu il risultato - si riconobbe che la Chiesa era stata eternamente nel giusto in ogni campo. Campo dopo campo era stata condannata. Pilato - la Legge delle Nazioni Separate - l'aveva trovata colpevole di sedizione; Erode - mercante di miracoli un momento, e scettico il momento dopo - lo Scienziato, nei fatti - l'aveva dichiarata colpevole di frode; Caifa l'aveva condannata nel nome della Religione Nazionale. O, ancora, era stata ritenuta il nemico dell'Arte da quelli di spirito Greco; nemica della Legge dai Latini; nemica della Religione dai Farisei ebraici. Aveva portato il suo titolo scritto in greco, latino ed ebraico. Era stata crocefissa, e derisa mentre era lì appesa; era sembrato che morisse; e, toh!, all'alba del Terzo Giorno era nuovamente viva per sempre. Ella era stata giustificata e vendicata sotto ogni singolo punto. Gli uomini avevano pensato di inventare una nuova religione, una nuova arte, un nuovo ordine sociale, una nuova filosofia; avevano scavato ed esplorato e perforato in ogni direzione; e, alla fine, quando avevano elaborato le loro teorie e trovato, come pensavano, la ricompensa alle loro fatiche, si trovarono ancora una volta a guardare il volto sereno e sorridente del Cattolicesimo. Ella era risorta dai morti ancora una volta, e si era visto che era Figlia di Dio, dotata di Potere.”

Editore: Fede & Cultura
Anno: 2010
Prezzo: 16,00 €
Pagine:

Postato il 28 giugno 2010

giovedì 24 giugno 2010

M. Tobino, Biondo era e bello ***

Biondo era e bello racconta la vita di Dante Alighieri: una biografia ispirata da devozione poetica e intima familiarità. L'arte di Mario Tobino, infatti, affonda le proprie radici in quella stessa Toscana rissosa e gentile, vivace e virulenta le cui linfe nutrirono la poesia dantesca. È la storia di una "vita sacra", come la definì l'autore stesso, per la sacralità dei versi scaturiti dal destino di quell'esistenza, ma non solo. La vita di Dante appare infatti "sacra" a Tobino per la compattezza e la pienezza umane di quelle esperienze che la Commedia era destinata a coronare: le dissipazioni amorose, i fervori di un battagliero sogno politico, i dolori e le amarezze dell'esilio. E intorno alla narrazione principale, come in un grandioso affresco, tutte le figure minime e massime che già Dante convocò davanti al tribunale del suo poema.

Editore: Mondadori
Anno: 1998
Prezzo: 9,00 €
Pagine: 148


Inizio lettura: 15 giugno 2010

mercoledì 9 giugno 2010

Steven Saylor, Lo schiavo di Roma

Nel 72 a.C. Roma è alle corde, ripetutamente sconfitta da un esercito che non proviene dalle barbare lande del Nord né dalle terre nemiche dell'Asia, bensì dalla stessa penisola. È l'esercito di Spartaco, che, coi suoi schiavi ribelli, sta mettendo a ferro e fuoco la Campania e il sud dell'Italia. E proprio a due schiavi in fuga da una villa nei pressi di Pozzuoli viene attribuito l'omicidio di Lucio Licinio, cugino del potente Marco Licinio Crasso. Il cadavere, sfigurato, è stato rinvenuto nell'atrium; accanto al corpo c'è soltanto un lembo di mantello intriso di sangue e sei lettere incise nel pavimento di marmo: SPARTA. Crasso, che sta per mettersi alla testa di otto legioni per soffocare la rivolta, decide di seguire un'antica, crudelissima usanza romana; di lì a tre giorni, punirà la morte del congiunto con la vita di tutti gli altri schiavi della casa: novantanove persone, novantanove innocenti. Solo Gordiano il Cercatore, chiamato da un misterioso cliente a far luce sull'omicidio, può fermare quell'insensata carneficina e scoprire la verità. Ma l'indagine si rivelerà più insidiosa del previsto e metterà in pericolo tutto ciò che Gordiano più ama, nonché la sua stessa vita.

Editore: TEA
Anno: 2009
Prezzo: € 8,90
Pagine: 369


Inizio lettura: 8 giugno 2010

giovedì 27 maggio 2010

A. Valladares, Contro ogni speranza

Lo dedico ad Andrea Colautti (è ancora in vita, non preoccupatevi ...) che, come altri, si ostina a mettere camicie del Che e ad esclamare Cuba libre, dimenticando tante morti atroci che "il Gatto e la Volpe" di Cuba hanno fatto ...
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La testimonianza di 22 anni nelle carceri politiche di Cuba, solo per aver espresso opinioni diverse dal regime di Fidel Castro. Questo testo ha contribuito ad avviare un'investigazione internazionale culminata nella pubblicazione di un rapporto ONU sulle violazioni dei diritti umani. Violenza, repressione, isolamento, sono pratiche quotidiane per i dissidenti; e chi rifiuta la "riabilitazione politica" alle peggiori privazioni. Partendo da un'esperienza personale, il volume descrive parte della spaventosa realtà penitenziaria dell'isola. Dice l'autore: "Quando questa storia sarà conosciuta nei particolari, l'umanità proverà lo stesso disgusto che ha provato di fronte ai crimini di Stalin".

Editore: Spirali (collana L'alingua)
Anno: 2007
Prezzo: € 25,00
Pagine: 400

Inizio lettura: 25 maggio 2010

martedì 18 maggio 2010

G. Leoni, La regola delle ombre

Decisamente coinvolgente. Forse un po' troppo contorto (molti i nomi da ricordare), ma nella sostanza affascinante. Vedere muoversi nella realtà per nulla chiara della Roma della fine del 1400 Pico della Mirandola, Gemisto Pletone, Sisto IV e un'infinità di altri personaggi famosi che hai studiato solo sui libri è certamente un pregio di Leoni.
Per chi è romano è veramente un piacere rivedere parti della sua città "trasformate all'indietro", cioè com'erano mezzo millennio fa.
I personaggi sono ben caratterizzati e approfonditi: forse Pico un po' troppo fissato con Lucrezio (anche se poi è la sua àncora di salvezza davanti ad eventi che potrebbero far pensare chiunque alla magia ...) e in alcuni casi sembra instancabile e irrefrenabile: corre da una parte all'altra della città, ogni tanto ammazza qualcuno per strada, spesso fa a botte contro uno o più malintenzionati, nuota nelle limacciose acque del Tevere, sfonda porte di conventi, spoglia i frati e li terrorizza, si sollazza con la misteriosa bellezza e poi riparte per ennesime avventure ... pant! pant! ho fatto fatica io a scrivere, chissà lui a farle!
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Un incendio illumina la sera invernale di Firenze, devastando la prima stamperia a caratteri mobili della città. Con la vita del tipografo, le fiamme cancellano anche l'opera promessa a Lorenzo de' Medici: un libro segreto e meraviglioso, impresso con il "carattere perfetto". Accorsi sul posto, il Magnifico e l'amico Pico della Mirandola si rendono conto che non si tratta di un incidente: il corpo del tipografo pende dalla macchina per la stampa, la testa imprigionata nel torchio. A complicare il quadro del delitto, l'apparizione nei paraggi di una donna misteriosa che sembra essere la bellissima Simonetta Vespucci, morta anni prima nel fiore dell'età. Chi mai potrebbe averla richiamata tra i vivi? Pico è scettico. Si chiede se l'opera distrutta non sia l'oscura Regola delle Ombre, come sembra credere Lorenzo de' Medici: l'antichissimo rituale che dischiude i cancelli del sepolcro. Un manoscritto passato per le mani di Leon Battista Alberti e scomparso dopo la sua morte. C'è un solo modo per scoprirlo: indagare a Roma sulle tracce lasciate dal grande architetto. Su incarico di Lorenzo, Pico parte per la città eterna deciso a servirsi del suo acume e della sua prodigiosa memoria per trovare una spiegazione razionale a delitti e apparizioni.
Editore Mondadori (collana Omnibus) 2009, 415 p., rilegato, € 19,00
Inizio lettura: 18 maggio 2010

domenica 9 maggio 2010

V. Salamov, Alcune mie vite. Documenti segreti e racconti inediti

Alcune mie vite raccoglie i documenti dei tre processi, completi di tutti gli interrogatori. A delineare la personalità di Salamov, oltre ai suoi racconti su quelle vicende i rapporti informativi stilati dalle spie reclutate dalla polizia politica tra il 1956 e il 1959. Varlam Salamov, finisce in carcere, a soli ventidue anni, per i suoi legami con alcuni attivisti dell'opposizione leninista-trockista e per la stampa e la diffusione del "Testamento di Lenin", la lettera del padre della Rivoluzione nella quale sono espresse alcune riserve su Stalin e deportato in un campo di prigionia del Gulag sugli Urali, divenendo una delle prime vittime delle purghe staliniane. Nel 1931 torna a Mosca, dove collabora ad alcune riviste, scrive, si sposa e ha una figlia, mentre la polizia lo considera, a sua insaputa, un evaso: pende infatti sulla sua testa una condanna a tre anni di confino, che però nessuno gli ha notificato. Arrestato per la seconda volta nel 1937, viene mandato in Siberia nei campi di lavoro della Kolyma. Nuovamente processato nel 1943, è condannato a dieci anni di lavori forzati più cinque anni di privazione dei diritti civili per propaganda antisovietica. Rilasciato dopo la morte di Stalin, vivrà per altri ventinove anni un'esistenza precaria, segnata da problemi di salute, nonché dalla separazione dalla moglie e il rinnegamento della figlia, e però completamente assorbita dal lavoro sui Racconti di Kolyma.
Inizio lettura: 9 maggio 2010

mercoledì 5 maggio 2010

C. M. Russo, La sposa normanna

1185. L'incantevole Palermo, crogiuolo di tante culture, splendente dei suoi palazzi, dei suoi preziosi mosaici, è pronta ad accogliere la sua nuova regina. Costretta a rinnegare i voti, Costanza d'Altavilla, l'ultima erede della dinastia normanna che guida il Regno di Sicilia, viene data in sposa a Enrico di Svevia, figlio dell'imperatore Federico. Un matrimonio dettato dalla ragion di Stato che dovrà essere coronato dal concepimento di un erede al trono. Ma mentre il figlio tanto sospirato tarda ad arrivare, la fragile e bella Costanza deve lottare contro nemici potentissimi, primo fra tutti Gualtieri di Palearia, ministro dell'imperatore, che soffia sul fuoco della gelosia di Enrico per distruggere la donna e conservare la sua enorme influenza. Quando finalmente il piccolo Federico vedrà la luce, la madre dovrà far di tutto per proteggerlo dalle innumerevoli insidie che lo minacciano. Fino a quando, divenuto ragazzino, non sarà in grado egli stesso di sbarazzarsi dei suoi implacabili nemici, rivelando doti che faranno di lui un grande imperatore.

Inizio lettura: 5 maggio 2010

venerdì 23 aprile 2010

H. Müller, Il paese delle prugne verdi

L'idea e la storia magari sarebbero anche belli, se solo si riuscisse a capire bene, visto che lo stile (che la terza di copertina definisce 'immaginifico') è praticamente incomprensibile.
Un vero peccato, perché si intuisce che c'è una storia forte alle spalle!
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Nella Romania degli anni Ottanta, quasi sospesa nel tempo, quattro giovani si ritrovano uniti dal suicidio di una ragazza di nome Lola. Da quel dolore e dalla consapevolezza di vivere in un Paese sottomesso alla dittatura, scaturisce un comune anelito di libertà che si nutre di letture e pensieri proibiti. Ben presto però i quattro devono fare i conti con l'onnipresenza del terrore. Agli interrogatori sistematici della polizia segreta, ai pedinamenti e agli atteggiamenti intimidatori segue la perdita del lavoro e, quand'anche si riesca a espatriare, ecco che le minacce proseguono e la morte ritorna sotto forma di misteriosi suicidi. In tutta questa oscurità, l'amicizia e l'amore sopravvivono. Grazie a uno stile evocativo e immaginifico, Herta Müller - che come la protagonista del romanzo appartiene a una minoranza di lingua tedesca della Romania - riesce a trovare e far scaturire la poesia persino dal degrado materiale e spirituale di un'intera nazione.
Inizio lettura: 20 aprile 2010

martedì 13 aprile 2010

F. Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh

In questo romanzo rivive la gloriosa e indomita resistenza opposta alle soverchianti forze turche, tra il luglio e il settembre 1915, da cinquemila armeni rifugiatisi sul massiccio del Mussa Dagh, a nord della baia di Antiochia. Vero poema in prosa esso è considerato la più matura creazione nel campo della narrativa dello scrittore austriaco.

Lettura: 2005

A. Arslan, La strada di Smirne

È finita. La fuga è giunta alla sua conclusione. Al sicuro a bordo di una nave che li condurrà in Italia, Shushanig e i suoi quattro figli si lasciano alle spalle le atrocità che hanno sconvolto la loro vita e sterminato i loro cari e tante altre famiglie armene. Quello è il passato, racchiuso e conservato per sempre tra le pagine della "Masseria delle allodole". Ora una nuova storia incalza. Mentre in Italia i figli di Shushanig si adattano dolorosamente a una nuova realtà, Ismene, la lamentatrice greca che tanto ha fatto per strapparli alla morte, cerca di dare corpo all'illusione di salvare altre vite, prendendosi cura degli orfani armeni che vagano nelle strade di Aleppo, ostaggi innocenti di una brutalità che non si può dimenticare. Ma proprio quando nella Piccola Città dove tutto ha avuto inizio qualcuno torna per riprendere quel che gli appartiene, ogni speranza di ricostruire un futuro compromesso cade in frantumi. La narrazione di Antonia Arslan stupisce per il coraggio di testimoniare fino in fondo le vicende di un popolo condannato all'esilio e per la capacità di dipingere un mondo vivo e pulsante di donne e uomini straordinari. Donne e uomini normali che hanno sofferto senza spezzarsi, attraversando le alte fiamme che, nell'incendio di Smirne, sembravano voler bruciare la speranza di una vita nuova.
Inizio lettura: 13 aprile 2010

domenica 4 aprile 2010

Steven Saylor, L'enigma di Catilina

Molto bello, anche se abbastanza di parte (Catilina è un buono, sempre e comunque; Cicerone un malfattore, arrivista e truffatore ...).
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63 a.C. Gordiano, soprannominato "il Cercatore" per le sue straordinarie capacità logiche e deduttive, si è ritirato in una bella tenuta in Etruria, lasciandosi alle spalle le ansie, i pericoli e la confusione della vita di Roma, soprattutto in un periodo in cui le istituzioni repubblicane vivono momenti di grande incertezza. Guidata e sostenuta da Catilina, personaggio affascinante e controverso, la plebe infatti chiede a gran voce riforme politiche e sociali. Ma Cicerone, console in carica e strenuo oppositore a ogni cambiamento radicale, è convinto che Catilina si stia preparando a eliminare i suoi oppositori in Senato pur di raggiungere il potere; così si rivolge proprio a Gordiano, chiedendogli di ospitare il giovane senatore, in modo da sorvegliarne i movimenti. Tuttavia la situazione precipita: Catilina perde le elezioni e si appresta a scatenare una guerra civile, mentre nelle vicinanze della proprietà di Gordiano vengono ritrovati alcuni cadaveri decapitati, quasi ci fosse un legame con la frase enigmatica pronunciata da Catilina in Senato: "Vedo due corpi: uno fragile e deperito, ma con una grande testa; l'altro forte e vigoroso, ma privo di testa..." Strappato alla tranquillità del suo rifugio, solo Gordiano potrà fermare quella catena di morte e far luce su un complotto che affonda le radici all'interno della stessa Repubblica, coinvolgendo personaggi insospettabili.

Inizio lettura: 4 aprile 2010

mercoledì 31 marzo 2010

D. Baldacci, Puro genio

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Sean King e Michelle Maxwell non se la passano bene. Dai tempi della loro carriera nei servizi segreti, la loro attività si è trasformata in una dubbia carriera di investigatori privati dai pochi affari e dai troppi ricordi. Né aiuta il fatto che una sera l'esile Michelle decida di affrontare i propri nodi del passato facendo a botte con un bullo da bar, procurandosi varie ecchimosi e un periodo forzato in un'istituzione per persone a rischio di esaurimento nervoso. Gli affari stagnano e malvolentieri Sean accetta l'incarico di indagare sulla morte misteriosa di uno scienziato a Camp Peary, think tank governativo coperto dalla massima riservatezza. E mentre Michelle cerca di scoprire le origini dei suoi demoni, Sean scoprirà che la tragica fine dello scienziato ucciso è enigmaticamente intrecciata al destino di una bambina autistica dal prodigioso talento matematico, e a una serie di segreti che qualcuno - spie, fisici, misteriosi veterani di guerra - ha interesse a mantenere, anche al prezzo di nuove vite umane...

Inizio lettura: 30 marzo 2010

lunedì 29 marzo 2010

Erri De Luca, Il peso della farfalla

Bello.
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Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. E novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l'odore dell'uomo, dell'assassino di sua madre. Anche l'uomo, quell'uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell'uomo porta, impropriamente, il nome di "re dei camosci" - per quanti ne aveva uccisi. Ha una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non lasciava mai la bestia ferita, l'abbatteva con un solo colpo. Erri De Luca spia l'imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli. Lo fa entrando in due solitudini diverse: quella del grande camoscio fermo sotto l'immensa e protettiva volta del cielo e quella del cacciatore, del ladro di bestiame, che non ha mai avuto una vera storia da raccontare per rapire l'attenzione delle donne, per vincere la sua battaglia con gli altri uomini. "In ogni specie sono i solitari a tentare esperienze nuove," dice De Luca. E qui si racconta, per l'appunto, di questi due animali che si fronteggiano da una distanza sempre meno sensibile, fino alla pietà di un abbraccio mortale.


Inizio lettura: 29 marzo 2010

R. Sawyer, Flashforward

Fantasiosa ipotesi di 'cronolampo', cioè di salto cosciente da parte di tutta l'umanità di una ventina d'anni nel futuro.
E' possibile cambiare il proprio futuro? Esiste la predestinazione?
Vengono incrociate diverse storie, alcune significative, altre meno.
Il libero arbitrio alla fine esiste: meno male ...
Vedere la serie televisiva che ne hanno tratto.
23.03.2010

N. Sparks, L'ultima canzone

Un po' il solito Sparks: melassa di sentimenti, qualche sfiga familiare (padre col tumore), qualche problema con la giustizia e con gli amici. Una storia d'amore estivo fantastica ...
Chissà come hanno reso il film ... ?
15.03.2010

R. Nencini, L'imperfetto assoluto


Troppo erudito e per soli addetti ai lavori, molto appassionati; il romanzo è assente; sono elenchi infiniti di nomi e di cifre di denaro, per mettere in evidenza che l'uomo ha come unico punto di riferimento il denaro e il potere ad esso connesso. Il resto scompare.
Ottima fonte per altri romanzi ... di successo!

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Musciatto, garzone in una banca e quindi mercante e banchiere tra i più grandi, comparve in una novella del Decameron prima di essere vituperato e sepolto dai Guelfi neri vincitori. Un prezioso manoscritto ritrovato durante l'alluvione del 1966 lo riporta in luce assieme alle tante malefatte di cui si era reso protagonista tra Parigi e Firenze all'alba del nuovo secolo. Cavaliere del re di Francia Filippo il Bello e consigliere del suo fratello Carlo, tra il 1301 e il 1306 Musciatto incrocia i propri passi con eventi che segneranno la storia: l'esilio di Dante, il volto infisso nella disperazione della lontananza, lo schiaffo di Anagni e i tradimenti di Bonifacio VIII, la nascita dello stato nazionale in Francia e l'avvio dell'attacco ai Templari, la guerra civile che insanguinò Firenze all'arrivo del Valois e con il rientro di Corso Donati, la supremazia del fiorino in tutta la Cristianità e l'ingegno travolgente di Giotto, di Arnolfo, del Sommo Poeta. Il bene e il male nello stesso luogo, entrambi figli di personaggi cui l'autore restituisce il volto, la voce, le passioni di quel tempo tragico e magnifico.
26.02.2010

R. Harris, Fatherland

Gradevole fantapolitica sul futuro: Hitler ha vinto la seconda guerra mondiale. Cosa sarebbe successo all'Europa?
20.02.2010

L. Ferri, Cecilia

Un'occasione perduta.
16.02.2010
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Cecilia è una ragazza romana di famiglia nobile che si converte al cristianesimo. Siamo nel II secolo d.C., sotto Marco Aurelio. Cecilia ha quindici anni e racconta il suo mondo con sensibilità e freschezza: l'amore felice che la lega alla sua nutrice Carite e al padre Paolo, medico filosofo e magistrato di Roma; l'affetto profondo e contrastato per la madre Lucilla; le sue amiche, le passioni, i matrimoni e i tradimenti di cui sono protagoniste queste giovani donne. Attraverso tutte queste relazioni, attraverso il confronto con la cultura del suo tempo, Cecilia cerca se stessa. In una società maschile, cerca un posto come donna. In un'epoca d'angoscia, di presentimento della fine, cerca una via di luce. Penserà di averla trovata nell'amore per un uomo, e poi in una nuova fede. "Cecilia" è la storia di un'anima, il percorso di una personalità insieme inquieta, forte e commovente, di una nuova identità femminile.

D. Baldacci, Il biglietto vincente

Gradevole.
9.02.2010
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Il destino sembra sorridere a LuAnn, giovane disoccupata: il misterioso signor Jackson le offre infatti il biglietto vincente di una lotteria che vale milioni di dollari. Ma prima di riuscire a godere della sua grande occasione, la ragazza trova a casa il cadavere del suo uomo in un lago di sangue e si scopre braccata dalla polizia, preda di una trappola mortale. Un intrigo micidiale, costruito come un congegno a orologeria.

Muriel Barbery, L'eleganza del riccio

Fantastico.
01.02.2010
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Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda. Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée.

A. Tachdjian, Pietre sul cuore

Saga di una bambina armena e della sua famiglia scampata al genocidio e trapiantata in Francia. Poco sulla deportazione, molto sul difficile radicamento in Francia.
Molto tosto e triste.
Inizio lettura: 26.01.2010

E. De Luca, In alto a sinistra

Raccolta di racconti degli anni '80-'90. Vere gemme (seppur di varia qualità) da gustare sotto al palato come fossero caramelle. Notevoli 'Il pannello', 'Come in trincea' e 'In alto a sinistra'.
22.01.2010
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"Le storie di questo libro stanno nel perimetro di quattro cantoni: un'età giovane e stretta, di preludio al fuoco; una città flegrea e meridionale; la materia di qualche libro sacro; gli anni di madrevita operaia di uno che nacque in borghesia. Il possedimento minimo per un passante, è stato immenso per chi si è fermato. Esso rinchiude per attrazione un me narrato più che un io narrante, qualche tu femminile scalzo e ben piantato in terra, un noi promessa di frantumi. I pronomi sono frutti che maturano in stagioni diverse. Qui sono colti acerbi, prima che si carichino di succhi e di sé. Avvengono dei colpi fortunati, qualche salvataggio. Si sbatte a zonzo tra i limiti del campo, come biglia di flipper..." (Erri De Luca)

J. Le Carrè, Yssa il buono

Interessante spy-story, in cui tutti credono di sapere tutto (in particolare i servizi segreti americani e tedeschi). In realtà restano oscure le vere motivazioni di un giovane musulmano ceceno, che ha ereditato dal padre naturale, ex dirigente russo prima dell'89, una cifra favolosa. Questi arriva illegalmente in Germania, per diventare medico, grazie ai soldi ereditati. Vuole aiutare i fratelli musulmani, anche grazie alla mediazione di un predicatore islamico pacifista, ma sui cui loschi affari Cia & Co. possono giurare.

Finale mozzafiato ... a tal punto da lasciare tutti scontenti.

Inizio lettura: 13.01.2010

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Chi è lo sconosciuto gracile e male in arnese, avvolto in un cappottone nero, in cui Melik, immigrato turco di seconda generazione nato ad Amburgo, continua a imbattersi? Dopo l'11 settembre la vita del giovane, devoto musulmano e promessa della boxe, soffre di equilibri precari, e lui farebbe di tutto pur di non cacciarsi nei guai. Ma sua madre, che considera un dovere prestare aiuto a un compagno di fede, decide di dare ospitalità allo straniero. Lo strano ragazzo, che dice di chiamarsi Yssa Karpov, rivela di essere un profugo ceceno fuggito da un carcere russo e di essere entrato in Germania clandestinamente con l'intenzione di studiare medicina, grazie anche all'aiuto che gli verrà fornito da Tommy Brue. Peccato che Brue non abbia idea di chi lui sia. Il ceceno, però, è in possesso di una misteriosa parola d'ordine capace di ridestare improvvisamente il passato: "lipizzano". Quando Brue sente questo termine per bocca di Annabel Richter, avvocato specializzato nell'assistenza agli immigrati a cui Yssa si è rivolto, sa che non si riferisce alla nobile razza di cavalli di origine slovena. Lipizzano è la parola in codice con cui suo padre indicava ingenti e loschi capitali travasati dall'Unione Sovietica nelle casse della sua banca. John le Carré torna con una storia che si confronta con gli aspetti più ambigui della contemporaneità, ponendo l'accento sulle contraddizioni delle democrazie occidentali e sull'arroganza del potere nei confronti dei più deboli.

A. D'Avenia, Bianca come la neve rossa come il sangue

Molto bello.
11.01.2010
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Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino e vive in perfetta simbiosi con il suo iPod. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori "una specie protetta che speri si estingua definitivamente". Così, quando arriva un nuovo supplente di storia e filosofia, lui si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva. Ma questo giovane insegnante è diverso: una luce gli brilla negli occhi quando spiega, quando sprona gli studenti a vivere intensamente, a cercare il proprio sogno. Leo sente in sé la forza di un leone, ma c'è un nemico che lo atterrisce: il bianco. Il bianco è l'assenza, tutto ciò che nella sua vita riguarda la privazione e la perdita è bianco. Il rosso invece è il colore dell'amore, della passione, del sangue; rosso è il colore dei capelli di Beatrice. Perché un sogno Leo ce l'ha e si chiama Beatrice, anche se lei ancora non lo sa. Leo ha anche una realtà, più vicina, e, come tutte le presenze vicine, più difficile da vedere: Silvia è la sua realtà affidabile e serena. Quando scopre che Beatrice è ammalata e che la malattia ha a che fare con quel bianco che tanto lo spaventa, Leo dovrà scavare a fondo dentro di sé, sanguinare e rinascere, per capire che i sogni non possono morire e trovare il coraggio di credere in qualcosa di più grande.

J. Grisham, Il broker

Più che legal thriller è una spy story, ambientata in Italia.
Un avvocato che ha trovato un software per controllare qualsiasi sistema satellitare e che ha provato a venderlo a diversi servizi segreti, viene scarcerato dal presidente USA uscente perché la CIA, facendo finta di proteggerlo, capisca chi lo uccide per primo fra i servizi segreti di varie nazioni. Alla fine si salva e decide di tornare a Bologna per sposare la sua insegnante di italiano.
03.01.2010

M. Higgins Clark, Uno sconosciuto nell'ombra

Thriller ben congeniato. Rapimento di madre con figlio da parte di un serial killer, che, dopo aver dato elementi per scagionare un innocente (che sta per essere giustiziato per un omicidio mai commesso), trova la morte nell'attentato da lui stesso congeniato (è quest'ultima la parte meno verosimile).
01.01.2010

J. Grisham, Il partner

27.12.2009

J. Deaver, La scimmia di pietra

Complicata indagine sul sistema illegale gli immigrazione di cinesi in USA.
20.12.2009

F. Forsyth, L'alternativa del diavolo

Complicata spy-story, in cui un gruppo di terroristi ucraini minaccia di far saltare una superpetroliera davanti Amsterdam, se due ucraini (che hanno ucciso il direttore del KGB) non vengono espatriati in Israele (cosa che Mosca non gradisce). Alla fine vince la ragion di stato sulla vita umana (quindi il messaggio di fondo è negativo).
9.12.2009

G. Cervo, La legione invincibile

Parte della trilogia Il legato romano e quindi poco comprensibile senza il resto. Bello spaccato della nascente società e cultura romano-barbarico-cristiana. Poca azione e molte scene inutili.
01.12.2009

Zafón, L'angelo della nebbia

Inferiore rispeto al romanzo precedente. Trama un po' stentata, Trovate un po' ripetitive. In qualche passaggio debole e piuttosto volgare.
22.11.2009

Picuglia, L'amore va a letto tardi la sera

Romanzo sulla storia di tre giovani amici (due maschi e una ragazza) che crescono, si innamorano, si separano e poi si ricongiungono.
Prosa alquanto scontata.
Storiella simpatica ed edificante.
21.11.2009

T. Scarpa, Stabat mater

Misteriosa conversazione di una ragazza con sua madre, che, appena nata, l'ha abbandonata in un convento veneziano, dove le ragazze vengono educate alla musica. Diventa la pupilla di Vivaldi e alla fine scappa via. Mah?!
20.11.2009

De Wohl, L'albero della vita

Caratterizzazione fantastica dei personaggi (S. Elena in primis).
Dal punto di vista narratologico può dare fastidio che molti capitoli inizino con un flasback per recuperare la storia (omessa) dalla fine del capitolo precedente. Molti uomini veri, con vizi e virtù mescolati fra loro. Non ci sono riflessioni storiche sul passaggio dal paganesimo al cristianesimo, ma intermezzi dottrinali, quando Elena viene catechizzata da un suo servo fedelissimo, diacono neoconvertito e subito martire per salvare l'Eucarestia.
16.11.2009

S. Dwisisz, La mia vita con Karol

Per alcuni dati relativi al periodo polacco è interessante, ma per il resto è piuttosto deludente, perché cerca di leggere tutte le azioni di Giovanni Paolo II alla luce della precedente esperienza pastorale, perdendo così un'ottica più soprannaturale e - direi - sovrastorica di questo epocale pontificato.
28.10.2009

J. Grisham, Il testamento

Nonostante tutto, si tratta di un romanzo di formazione. Il protagonista, venuto a contatto, in una zona del Brasile inospitale e disabitata, con una eroica missionaria protestante divenuta a sua insaputa erede di 11 milioni di dollari, cambia vita e da alcolista, cocainomane, padre fallito, schiavo del denaro e della fama, diventa una persona normale (e anche ricca).
8.11.2009

Zafón, L'ombra del vento

Intrigante e intricato thriller ambientato nella Barcellona degli anni '40. La scoperta occasionale di un libro antico scatena nel giovane Daniel un'appassionante ricerca in un passato torbido, corrotto e sensuale. I piani temporali sono volutamente accavallati e sovrapposti. Fenomenale la 'spalla' Fermín.
Sconsigliabile per un pubblico ampio.
31.10.2009

M. Higgins Clark, Accadde tutto in una notte

Buon Christmas carol, ... sempre alla Higgins: tre storie parallele (un testamento falsificato, una bambina abbandonata, un padre ladruncolo) e in qualche modo collegate che si risolvono nel lieto fine. Decisamente piacevole.
26.10.2009

M. Higgins Clark, Mentre la mia piccola dorme

Thriller nel mondo della moda, con molti sospettati di un omicidio di una giornalista. Bei sentimenti e famiglie normali.
15.10.2009

M. Higgins Clark, Prima di dirti addio

Thriller nel mondo della edilizia e della corruzione politica. Un po' debole la trama in alcuni passaggi.
8.10.2009

Gianmnarco Perboni, Perle ai porci. Diario di un anno in cattedra. Da carogna

Cinico e - grazie a Dio - in molte parti talmente eccessivo da risultare falso. Ad una domanda l'autore non risponde: ma non poteva fare qualcos'altro di lavoro, visto che non c'è niente - ma, assolutamente niente - che gli piaccia della vita dell'insegnante?
Per la serie "Se proprio non sapete come buttare i soldi, ... dateli a me!"

Editore: Rizzoli
Anno: 2009
Prezzo: € 14
Pagine: 214
10.09.2009