Trama:Irene Wagner, bella viennese della migliore borghesia e moglie di un noto penalista, sta scendendo rapida le scale di una casa non sua dopo aver fatto visita all'amante, un giovane pianista. Ma lì, su un pianerottolo, il fato la attende sotto le spoglie di una sordida ricattatrice. Quella donna sa tutto di lei. E Irene cede, e paga. Da quel momento comincia l'incubo: le richieste di denaro aumentano vertiginosamente, e lo sguardo indagatore del marito, l'avvocato Wagner, ormai la atterrisce – certo sospetta qualcosa, forse ha subodorato l'inganno. E quello che le ha fatto notare un giorno, come per caso, raccontandole delle sue esperienze professionali, è atrocemente vero: il colpevole soffre più per la paura di essere scoperto, per l'ansia di dover nascondere il delitto, che non per il terrore del castigo – la pena, anzi, è catartica. Che fosse un tacito invito alla confessione?
Giudizio: Zweig mette a nudo la psicologia dell'adultera, ne dipinge gli incubi, ne svela le riflessioni, tra passi falsi, decisioni sempre rinviate e scene isteriche all'amante, da lei ritenuto complice della ricattatrice: sino al coup de théâtre finale – del quale, per una volta, non sarà inopportuno dire che toglie il respiro.
Casa editrice e anno di pubblicazione: Adelphi, 2011
Pagine: 120
Inizio lettura: 19 ottobre 2012
sabato 17 novembre 2012
N. Sparks, Le pagine della nostra vita (1996) §

Il tutto è narrato in un enorme flashback da un ormai anziano Noah, che legge e rilegge il suo taccuino (il titolo originale del libro è The notebook) alla sua Allie, la cui memoria è devastata dall'Alzheimer.
Giudizio: come sempre Sparks non scrive amori banali, anche se l'analisi dei sentimenti non va mai troppo in profondità. La banalizzazione di alcuni momenti deriva anche dall'insistere sull'aspetto sensuale del rapporto fra i due, che in alcune pagine diventa sgradevole.
Al contrario di quanto succede di solito, il film (che è del 2004, per la regia di Nick Cassavetes ed interpretato da Ryan Gosling e Rachel McAdams, nei ruoli di Noah ed Allie) è di molto più bello, forse perché l'assetto narratologico è impostato in maniera cronologica e appare un po' più naturale e facile da seguire.
Pagine: 208
Inizio lettura: 11 ottobre 2012
R. Bacchelli, I tre schavi di Giulio Cesare (1957) *
Trama: 14 marzo 44 a. C. Alla mattina Cesare non si sentiva bene. Calpurnia, sua moglie, aveva avuto dei tristi presentimenti e lo scongiurava di non andare in Senato. Gli indovini avevano fatto dei sacrifici e l'esito era stato sfavorevole. Cesare pensò di mandare Marco Antonio ad annullare la seduta del Senato. Allora i congiurati inviarono Decimo Bruto ad esortare Cesare a presentarsi in Senato perchè i senatori erano già da tempo arrivati e lo stavano aspettando. Annullare la seduta a quel punto sarebbe stata un'offesa per i magistrati. Cesare si mise in cammino intorno alle undici e, entrato in senato e invitato a sedersi, vide i pugnali avvicinarsi da ogni parte. Allora si coprì la testa con la toga e con la mano sinistra la distese fino ai piedi. Voleva che la morte lo cogliesse dignitosamente coperto.
Ricevette 23 ferite. Solo al primo colpo si era lamentato. Poi solo silenzio.
Tre schiavi deposero il cadavere su di una lettiga e lo riportarono a casa.
Questa è l'azione contenuta nel libro.
Tutto il resto sono dialoghi e riflessioni immaginate dall'autore e messe nelle teste dei tre schiavi, fedeli fino all'ultimo.
Giudizio: l'idea era potente, suscettibile di riflessioni notevoli. Peccato per la prosa di Bacchelli, che cerca - invano - di imitare Manzoni e produce solo un profluvio di aggettivi (almeno quattro per ogni caratteristica di ciò che sta raccontando), di verbi (almeno due) e di parole in genere. Da riscrivere!
Casa editrice e anno di pubblicazione: Mondadori, 1957
Pagine: 339
Inizio lettura: 24 settembre 2012
Tre schiavi deposero il cadavere su di una lettiga e lo riportarono a casa.
Questa è l'azione contenuta nel libro.
Tutto il resto sono dialoghi e riflessioni immaginate dall'autore e messe nelle teste dei tre schiavi, fedeli fino all'ultimo.
Giudizio: l'idea era potente, suscettibile di riflessioni notevoli. Peccato per la prosa di Bacchelli, che cerca - invano - di imitare Manzoni e produce solo un profluvio di aggettivi (almeno quattro per ogni caratteristica di ciò che sta raccontando), di verbi (almeno due) e di parole in genere. Da riscrivere!
Casa editrice e anno di pubblicazione: Mondadori, 1957
Pagine: 339
Inizio lettura: 24 settembre 2012
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